02/12/21

La stagione dei sogni. Un ricordo di Taniuchi Rokurō


Per venticinque anni, dal 1956 al 1981, i lettori del settimanale giapponese Shūkan Shinchō hanno ammirato le splendide copertine di Taniuchi Rokurō (1921-1981), che nel corso della sua vita ne realizzò più di 1300, tutte ispirate al mondo dell’infanzia, provviste di un titolo e corredate da un breve testo evocativo. Kawabata Yasunari ha definito Taniuchi Rokurō «il Takehisa Yumeji dell’era Shōwa», celebrando la sua vocazione di illustratore e poeta, anzi poeta d’immagini. Per il centenario della nascita di “Roku” (come si firmava sempre a margine delle sue opere) vorrei azzardare un paragone che mi sembra ancora più calzante, accostandolo a un altro autore della generazione che lo precedette, Miyazawa Kenji (1896-1933), oggi considerato il più importante esponente della letteratura per l’infanzia giapponese del Novecento.

26/09/21

Folklore digitale. «No Life King» (1989) di Jun Ichikawa


Tra i film sull’infanzia che ho raccolto in “Un secolo di bambini”, No Life King (1989) di Jun Ichikawa è senza dubbio uno dei meno conosciuti e dei più difficilmente reperibili, pur essendo un titolo che intercetta alcune tematiche divenute di anno in anno sempre più attuali. La pellicola, tratta dal romanzo d’esordio di Seikô Itô (No raifu kingu, 1988, ancora inedito sia in inglese che in italiano), narra di alcuni bambini che diventano dipendenti da un videogioco e a poco a poco finiscono per estraniarsi dal mondo reale, tra superstizioni e presagi di morte, mentre gli insegnanti di scuola e i loro genitori sembrano altrettanto alienati dai dispositivi di una società sempre più tecnologica.

28/06/21

Tanizaki a Kyōto. Il fiorire del tempo


Dormo, e sogno bambini nel cortile di un tempio in rovina, ricoperto di muschio, giocare a ombre e demoni. (Lafcadio Hearn)

La passeggiata lungo il canale fiancheggia le pendici dei monti orientali di Kyōto, dai quali prende il nome la storica area di Higashiyama, e conduce in prossimità di alcuni templi e santuari tra i più suggestivi dell’antica capitale dell’Impero. Inaugurata alla fine dell’Ottocento, percorsa quotidianamente nei decenni successivi dai pensatori della prestigiosa Scuola di Kyōto, è oggi nota in loro memoria come il Sentiero della Filosofia (Tetsugaku no michi) e frequentata soprattutto all’inizio di aprile, sotto l’incanto rosa dei ciliegi in fiore. Durante la mia visita i passanti si contano sulla punta delle dita, ma il silenzio dei quartieri assonnati in cui i rumori del traffico urbano si mescolano ai canti degli uccelli, in questa tarda mattina di fine dicembre, pare invitare alla scoperta di una bellezza meno appariscente, e forse impalpabile. Sceso dal tram, ho seguito per un po’ il sentiero deserto prima di addentrarmi nei vicoli che salgono verso il tempio buddhista Hōnen-in, uno dei tesori meglio conservati e nascosti della città.

05/05/21

Gli amori ridicoli di Tanizaki Jun’ichirō


Due archetipi femminili dominano la rappresentazione dell’eros nella letteratura di Tanizaki Jun’ichirō (1886-1965): da un lato la donna crudele che sottomette gli uomini riducendoli a fantocci; dall’altro la figura dolce e materna, simbolo di un’unione totalizzante col proprio bambino. In generale, è possibile osservare come questi due archetipi riflettano nell’opera dell’autore la contrapposizione classica tra l’amore profano e l’amore sacro, oltre che quella tra Occidente e Oriente, alla quale se ne accompagna una ulteriore tra modernità e tradizione: se le donne crudeli richiamano infatti il modello della femme fatale occidentale, figura emblematica dell’emancipazione femminile evocata nei volti delle dive del cinema, la sfera del materno trova la propria origine nel ricordo autobiografico dell’infanzia, e in particolare nella contemplazione della bellezza della madre.

28/04/21

I bambini di Hiroshima


Riaperto nel 2019 dopo due anni di lavori di ristrutturazione, il Museo della Pace di Hiroshima accoglie ora i visitatori all’interno di un percorso espositivo volutamente claustrofobico, con pareti nere che rendono abbagliante il bianco delle fotografie, e che a maggior ragione in una giornata di sole come quella della mia visita, nel gennaio 2020, danno alla successione delle sale il carattere cupo e solenne di una discesa nelle tenebre. Il confronto con la Storia, in questo nuovo allestimento, è mediato da un’esperienza immersiva che accentra l’attenzione sulle memorie individuali delle persone coinvolte nella tragedia, senza però rinunciare a un più ampio inquadramento storiografico e ad approfondimenti tematici, e soprattutto rifuggendo un’eccessiva spettacolarizzazione.