28/06/21

Tanizaki a Kyōto. Il fiorire del tempo


Dormo, e sogno bambini nel cortile di un tempio in rovina, ricoperto di muschio, giocare a ombre e demoni. (Lafcadio Hearn)

La passeggiata lungo il canale fiancheggia le pendici dei monti orientali di Kyōto, dai quali prende il nome la storica area di Higashiyama, e conduce in prossimità di alcuni templi e santuari tra i più suggestivi dell’antica capitale dell’Impero. Inaugurata alla fine dell’Ottocento, percorsa quotidianamente nei decenni successivi dai pensatori della prestigiosa Scuola di Kyōto, è oggi nota in loro memoria come il Sentiero della Filosofia (Tetsugaku no michi) e frequentata soprattutto all’inizio di aprile, sotto l’incanto rosa dei ciliegi in fiore. Durante la mia visita i passanti si contano sulla punta delle dita, ma il silenzio dei quartieri assonnati in cui i rumori del traffico urbano si mescolano ai canti degli uccelli, in questa tarda mattina di fine dicembre, pare invitare alla scoperta di una bellezza meno appariscente, e forse impalpabile. Sceso dal tram, ho seguito per un po’ il sentiero deserto prima di addentrarmi nei vicoli che salgono verso il tempio buddhista Hōnen-in, uno dei tesori meglio conservati e nascosti della città.

28/04/21

I bambini di Hiroshima


Riaperto nel 2019 dopo due anni di lavori di ristrutturazione, il Museo della Pace di Hiroshima accoglie ora i visitatori all’interno di un percorso espositivo volutamente claustrofobico, con pareti nere che rendono abbagliante il bianco delle fotografie, e che a maggior ragione in una giornata di sole come quella della mia visita, nel gennaio 2020, danno alla successione delle sale il carattere cupo e solenne di una discesa nelle tenebre. Il confronto con la Storia, in questo nuovo allestimento, è mediato da un’esperienza immersiva che accentra l’attenzione sulle memorie individuali delle persone coinvolte nella tragedia, senza però rinunciare a un più ampio inquadramento storiografico e ad approfondimenti tematici, e soprattutto rifuggendo un’eccessiva spettacolarizzazione.

09/11/20

Una biblioteca grande come il mondo


È un pomeriggio di agosto del 2019, poco dopo l’ora di pranzo, quando una passeggiata nel parco di Ueno sotto il sole cocente mi porta all’ingresso della International Library of Children’s Literature di Tokyo, in un’area dall’impressionante densità di verde, templi buddhisti e musei di ogni genere (si va dall’arte antica del Tokyo National Museum a quella contemporanea del Tokyo Metropolitan Art Museum, dalle opere occidentali del National Museum of Western Art alla scienza del National Museum of Nature and Science).

06/08/20

Un appunto da Hiroshima


[All’inizio di quest’anno ho visitato Hiroshima. Questo è un appunto che ho preso durante il viaggio, con l’idea – ancora molto vaga – di svilupparlo in seguito in un articolo più ampio. Edit 28/4/2021: l’articolo completo si può leggere qui.]

Tra il Memoriale della Pace e il ponte Aioi (utilizzato come bersaglio per il lancio della bomba e poi ricostruito), un monumento talmente semplice che rischia di passare inosservato commemora l’opera di Miekichi Suzuki (1882–1936), pioniere della letteratura per l’infanzia giapponese ricordato soprattutto come fondatore della rivista Akai tori (“Uccello rosso”), che diresse dal 1918 fino alla morte. Non è un monumento direttamente legato alla tragedia di Hiroshima, ma l’evocazione di un’eredità che si tramanda di generazione in generazione. Ciò che il lavoro dello scrittore ha rappresentato in una determinata epoca storica, in questo contesto, è meno importante della scelta di accostare la sua figura a quella dei suoi lettori.

13/11/19

A scuola in Giappone. Una sbirciata sull’altro mondo


Il mio compagno di tavola, un bambino giapponese di otto anni, sta leggendo Tintin. È ora di pranzo, e mentre altri bambini preparano le porzioni l’aula è già diventata una mensa, con tutto l’occorrente disposto in ordine sui banchi raggruppati a isole. Il mio vicino ha invece il turno da cameriere, ma è la sua tovaglietta piena di treni a preannunciarmi il sogno che mi racconterà a breve, e che alla parola shinkansen mi richiamerà alla mente i due fratellini dello splendido I Wish (2011) di Hirokazu Koreeda, regista che in molti film ha dato voce al mondo dell’infanzia con rara sensibilità.