26/09/21

Folklore digitale. «No Life King» (1989) di Jun Ichikawa


Tra i film sull’infanzia che ho raccolto in “Un secolo di bambini”, No Life King (1989) di Jun Ichikawa è senza dubbio uno dei meno conosciuti e dei più difficilmente reperibili, pur essendo un titolo che intercetta alcune tematiche divenute di anno in anno sempre più attuali. La pellicola, tratta dal romanzo d’esordio di Seikô Itô (No raifu kingu, 1988, ancora inedito sia in inglese che in italiano), narra di alcuni bambini che diventano dipendenti da un videogioco e a poco a poco finiscono per estraniarsi dal mondo reale, tra superstizioni e presagi di morte, mentre gli insegnanti di scuola e i loro genitori sembrano altrettanto alienati dai dispositivi di una società sempre più tecnologica.

20/02/20

Il risveglio del robot. «Io sono Shingo» di Kazuo Umezu


[L’articolo è stato originariamente pubblicato su Fumettologica il 6/2/2020.]

Il primo amore di Atom, il robot bambino noto in Occidente come Astro Boy, è una bambina robot a lui molto simile, ma che è stata costruita per contenere all’interno del suo corpo una bomba. La loro storia è raccontata nell’ultima puntata della seconda serie animata (Astro’s First Love, 1981), e termina con un epilogo non altrettanto sconvolgente di quello della prima serie (dove Atom sacrificava la vita volando verso la superficie incandescente del Sole), ma più malinconico. Dopo aver assistito agli ultimi momenti di vita di Niki, smantellata per disinnescare la bomba, Atom è consapevole che non sarà in alcun modo possibile ricostruirla, e chiede allora a Ochanomizu di effettuare una curiosa operazione per tenere in vita ciò che è rimasto della bambina, ovvero le sue gambe, innestandole nel proprio corpo al posto di quelle originarie.

02/05/18

La seconda vita di Kazuo Umezu [II. Le opere della maturità]



Una svolta importante nella carriera di Kazuo Umezu risale ai primi anni ’70, quando l’autore, distintosi già all’epoca come maestro dell’orrore per i suoi racconti a fumetti, cominciò a realizzare serie di più ampio respiro e a sperimentare soluzioni narrative mai esplorate prima di allora.

22/10/17

La seconda vita di Kazuo Umezu [I. Gli esordi e le storie brevi]


Tra le uscite a fumetti degli ultimi mesi spiccano due titoli di Kazuo “Umezz” Umezu, un mangaka attivo dagli anni ’50 agli anni ’90 ma del quale fino ad oggi non era stata tradotta alcuna opera in italiano: Aula alla deriva (pubblicato da Hikari) e Cat Eyed Boy (Latitudine 42). La riscoperta in differita di questo autore ancora vivente, tanto più significativa in quanto in Giappone rappresenta un maestro indiscusso e una figura fondamentale nella storia del manga, può essere rapportata a quella che in Italia ha interessato nel recente passato, e promette di farlo anche nell’immediato futuro, autori di gekiga (Yoshihiro Tatsumi, Tadao e Yoshiharu Tsuge), maestri dell’horror (Junji Ito) e opere anomale e controverse di mangaka celebri (La scuola senza pudore di Go Nagai).

06/10/14

Il mondo dell’incubo nell’animazione americana (1929/39)


La ricorrenza di un immaginario dell’incubo di derivazione gotica è assai accentuata nei corti animati americani realizzati a partire dal 1929 (anno della grande depressione), in relazione ai quali è possibile parlare di un prolifico “filone gotico” dell’animazione. Le figure predilette di questo immaginario comprendono scheletri, fantasmi, ombre e diavoli; lo scenario tipico è quello notturno, ideale per esaltare il carattere lugubre e sinistro di luoghi come case infestate e cimiteri. Le avventure di questi cartoni animati, benché infarcite di minacce e pericoli, sono il più delle volte raffigurate in modo comico e sempre (o quasi) risolte da un epilogo a lieto fine. La rappresentazione della paura, in questo modo, diviene funzionale alla sua esorcizzazione, perché permette di trasformare anche il più spaventoso diavolo in un innocuo spauracchio.