04/03/24

I visori e il futuro dell’educazione


Credo che il lancio del nuovo visore Apple Vision Pro, in vendita dal 2 febbraio negli Stati Uniti, debba suscitare in ciascuno di noi delle domande circa la società in cui viviamo e il mondo che vorremmo abitare. Guardando le immagini e i video diffusi, nei quali si vedono persone che indossano il costoso gadget tecnologico per strada, sui mezzi pubblici e perfino alla guida di auto, immerse nel loro mondo “aumentato” ed estraniate dalla realtà sociale, il mio pensiero è corso subito alle aule di scuola.

15/02/24

Hannah Arendt. La custodia della novità


«In fondo noi educhiamo sempre i nostri figli in vista di un mondo che è già, o sta per diventare, fuori sesto. È la condizione umana: il mondo è creato da mani mortali che lo destinano a esser dimora di mortali per un tempo limitato. Il mondo si logora perché è opera di mortali; e rischia di diventare mortale come loro, perché i suoi abitanti si avvicendano senza sosta. Per proteggere il mondo dalla natura mortale di chi lo crea e lo abita, occorre rimetterlo in sesto sempre daccapo. Il problema è educare in modo che il “rimetterlo in sesto” resti di fatto possibile, seppure non possa mai essere garantito.

15/01/24

I fiori di ciliegio e la guerra


«Ricordo ancora il mio primo libro di testo della scuola elementare. Era la primavera del 1934. Lo aprii con grande emozione: al suo interno era disegnata una bellissima scena primaverile, con degli alberi di ciliegio in fiore.»

«Ricordo che la nostra maestra scrisse le parole “Sono sbocciati, sono sbocciati” a caratteri cubitali sulla lavagna. La signorina Tejima era alta e snella. Immagino che molte persone conservano anche da adulti un ricordo nitido dei loro insegnanti della scuola elementare. Anch’io ho ben impressa nella memoria l’immagine della signorina Tejima: il colore dei suoi vestiti, la sua acconciatura e persino i gesti che era solita fare.»

07/10/23

La scuola di un poeta


«Il nostro paese non mancava affatto di scuole quando bastava un pezzo di gesso ed il nudo pavimento per insegnare a scrivere ai ragazzi; oggi ci sono montagne di lavagne e di matite ma poche scuole. Questa tendenza a preoccuparsi dei fatti non essenziali più che di quelli essenziali, la si può vedere ora in ogni aspetto della nostra vita. I nostri antenati si preoccupavano ben poco delle formalità sociali, e molto invece dei doveri sociali, noi invece facciamo il contrario. Essi consideravano il mobilio parte della ricchezza, non della civiltà. I custodi della civiltà a quei tempi avevano ben pochi mobili nelle loro case, e davano la felicità al paese rendendo la povertà rispettabile. Se potessimo, mentre siamo giovani, apprezzare a fondo l’ideale della vita semplice, potremmo se non altro arricchirci di alcune capacità: la capacità di sedere a terra, di indossare vestiti poveri, di mangiare cibo semplice e di ottenere i migliori risultati possibili col minimo sforzo possibile. Non sono capacità di poco conto, e ci vuole non poco sforzo per acquistarle.

16/07/23

Scuola e intelligenze artificiali. Una riflessione


È stata pubblicata sul supplemento La Lettura del Corriere della Sera (nel numero 607 di domenica 16 luglio) un’intervista di Simone Di Biasio a Paolo Granata, professore di Cultura dei media all’Università di Toronto, a proposito di intelligenze artificiali. Mi congratulo con Simone Di Biasio, studioso che seguo e stimo da anni, per questa nuova collaborazione, anche se il mio pensiero è molto distante dalle opinioni espresse da Paolo Granata. Invito a leggere l’interessante intervista (qui la prima parte, qui la seconda), e voglio cogliere l’occasione per sviluppare una riflessione che avevo cominciato a elaborare qualche mese fa, con un appunto a un altro articolo pubblicato da Alessandro Carrera su Doppiozero.