24/12/22

Un’introduzione agli apocrifi di Stanisław Lem

I varchi che si susseguivano, sempre più interni, i passaggi accuratamente sorvegliati, dapprima definiti da un nome palese nella più umile lingua impiegatizia, poi conosciuti soltanto per allusioni cifrate, iniziavano lentamente e ineluttabilmente a edificare una forma che si delineava dal nulla. La Costruzione delle Costruzioni, un Castello inconcepibilmente Alto, con all’Interno un Segreto mai nominato neppure in un impeto di massima audacia, a cui si sarebbe potuto, una volta attraversate tutte le strade, le soglie e le sentinelle, esibire i documenti! (Stanisław Lem, Il castello alto)

In un passo molto interessante del saggio Sulla mia vita (1983), Stanisław Lem riflette su quanto il suo metodo di scrittura si sia modificato nel corso degli anni, influenzando la tipologia stessa delle sue opere letterarie. L’evoluzione descritta corrisponde a un progressivo allontanamento da una prassi di creazione spontanea e dalle convenzioni romanzesche della fantascienza, che a suo parere ha elaborato con risultati mediocri nella prima fase della carriera e poi perfezionato nella seconda fase, in opere come Solaris (1961) e L’Invincibile (Niezwyciężony, 1964), approdando «ai confini di un ambito che era già quasi esaurito».

12/06/18

La fantascienza apocrifa di Stanisław Lem (appendice)


Un paio di settimane fa è apparso su Doppiozero un mio articolo dedicato al filone “apocrifo” e sperimentale della narrativa di Stanisław Lem – scrittore polacco noto soprattutto per il romanzo di fantascienza Solaris (1961) –, a partire da un’opera pubblicata da poco in Italia e interamente incentrata sul tema dell’intelligenza artificiale, GOLEM XIV (il Sirente, 2017).