12/12/18

Il corpo di Mickey


[Una versione leggermente editata dell’articolo è stata pubblicata su Fumettologica il 26/11/2018.]

Due tendenze storiografiche molto diffuse su Mickey Mouse, e spesse associate, consistono da un lato nell’attribuire al personaggio una determinata personalità o una serie di tratti caratteriali, e dall’altro nel considerarlo una sorta di icona tipicamente americana, portatrice più o meno inconsapevole di valori connaturati alla sua nazionalità. Entrambe le prospettive sono tutt’altro che esaurienti, e più che spiegare il segreto del successo di Mickey, se analizzate nel dettaglio, tradiscono l’incredibile complessità di una figura davvero unica nell’immaginario culturale del Novecento.

26/01/18

Robot e tecnocrazia. Appunti sull’animazione di una volta


Un’illustrazione di Winsor McCay apparsa il 2 aprile del 1933 sul San Francisco Examiner rappresenta un mostruoso dinosauro meccanico a spasso nel quartiere industriale di una città, mentre calpesta e distrugge tutto ciò che gli capita sul cammino. La scritta “Technocracy” sul corpo della bestia è un chiaro rimando all’omonimo movimento sociale che da qualche mese stava raccogliendo consensi negli Stati Uniti, proponendo di superare la crisi economica attraverso la sostituzione dei politici con scienziati e ingegneri ritenuti in grado di risollevare le sorti del paese.

08/01/18

Futurologia animata d’epoca. Il caso di Paul N. Peroff


In un articolo precedente, a proposito del motivo delle macchine e delle invenzioni bizzarre nel cinema di animazione statunitense della golden age, avevo nominato tra gli altri un bel cortometraggio di Scrappy, diretto da Charles Mintz e prodotto dalla Columbia: The Great Experiment (1934).

27/12/17

[Soffitte, Altreletture] Miscellanea proto-fantascientifica


[L’articolo contiene collegamenti a materiali d’archivio, ma anche segnalazioni di nuove uscite editoriali e di articoli tratti dal web. Per la sua natura ibrida è stato incluso in entrambe le rubriche del blog, Soffitte e Altreletture.]

Alcune delle suggestioni che più di frequente hanno attraversato gli articoli di questo blog sono connesse alla fantascienza e alla futurologia d’epoca, ovvero a un immaginario sviluppatosi all’incirca tra la seconda metà del XIX secolo e la prima metà del XX secolo. Se ne è parlato ad esempio in rapporto a una serie di antiche cartoline francesi commentate da Isaac Asimov, alla nascita dell’immaginario robotico in Giappone, ad alcuni racconti di Emilio Salgari, o ancora al tema delle macchine bizzarre nell’illustrazione satirico-umoristica, nel fumetto e soprattutto nel cinema di animazione statunitense della golden age.

28/03/17

Kim Deitch, «The Boulevard of Broken Dreams»


È probabile che il nome di Kim Deitch suoni poco familiare non solo alla gran parte dei lettori italiani di fumetti, ma anche a non pochi specialisti del settore. Autore legato fin dalla fine degli anni ’60 alla scena underground statunitense, Deitch non ha conosciuto nemmeno in minima parte il successo di pubblico internazionale di colleghi come Art Spiegelman o Robert Crumb, e anche negli U.S.A., benché negli ultimi due decenni sia stato protagonista di un notevole rilancio editoriale a opera della Fantagraphics e abbia ricevuto importanti riconoscimenti (dall’Eisner Award nel 2003 all’Inkpot Award e all’esposizione al MoCCA di New York nel 2008), la sua fama resta tuttora limitata a un ristretto gruppo di appassionati che lo considerano “uno dei più grandi fumettisti di sempre” (Jim Woodring) e “il segreto meglio custodito nel mondo del fumetto d’avanguardia” (Art Spiegelman).