26/01/18

Robot e tecnocrazia. Appunti sull’animazione di una volta


Un’illustrazione di Winsor McCay apparsa il 2 aprile del 1933 sul San Francisco Examiner rappresenta un mostruoso dinosauro meccanico a spasso nel quartiere industriale di una città, mentre calpesta e distrugge tutto ciò che gli capita sul cammino. La scritta “Technocracy” sul corpo della bestia è un chiaro rimando all’omonimo movimento sociale che da qualche mese stava raccogliendo consensi negli Stati Uniti, proponendo di superare la crisi economica attraverso la sostituzione dei politici con scienziati e ingegneri ritenuti in grado di risollevare le sorti del paese.

08/01/18

Futurologia animata d’epoca. Il caso di Paul N. Peroff


In un articolo precedente, a proposito del motivo delle macchine e delle invenzioni bizzarre nel cinema di animazione statunitense della golden age, avevo nominato tra gli altri un bel cortometraggio di Scrappy, diretto da Charles Mintz e prodotto dalla Columbia: The Great Experiment (1934).

13/11/15

[Altreletture] Walt Disney, Charles Schulz e Bill Watterson


Il secondo appuntamento con la nostra rubrica dedicata alla segnalazione di articoli interessanti pubblicati sul web, come da titolo, è incentrato quasi per intero su tre grandi protagonisti statunitensi della storia del fumetto e dei cartoni animati, per i quali ogni presentazione risulterebbe superflua: Walt Disney, Charles Schulz e Bill Watterson.

13/12/14

Macchine e invenzioni bizzarre nell’animazione americana

Three Little Wolves, 1936, Walt Disney

Lunghe catene di montaggio, assurdi macchinari e invenzioni bizzarre, complicate, impossibili, sono le varie figure di un medesimo immaginario industriale e tecnologico spesso impiegato in funzione comica nei cartoni della cosiddetta golden age del cinema di animazione americano (periodo che va dal 1926, con l’introduzione del sonoro sincronizzato, fino agli anni ‘60, con l’avvento della televisione).

06/10/14

Il mondo dell’incubo nell’animazione americana (1929/39)


La ricorrenza di un immaginario dell’incubo di derivazione gotica è assai accentuata nei corti animati americani realizzati a partire dal 1929 (anno della grande depressione), in relazione ai quali è possibile parlare di un prolifico “filone gotico” dell’animazione. Le figure predilette di questo immaginario comprendono scheletri, fantasmi, ombre e diavoli; lo scenario tipico è quello notturno, ideale per esaltare il carattere lugubre e sinistro di luoghi come case infestate e cimiteri. Le avventure di questi cartoni animati, benché infarcite di minacce e pericoli, sono il più delle volte raffigurate in modo comico e sempre (o quasi) risolte da un epilogo a lieto fine. La rappresentazione della paura, in questo modo, diviene funzionale alla sua esorcizzazione, perché permette di trasformare anche il più spaventoso diavolo in un innocuo spauracchio.