06/08/20

Un appunto da Hiroshima


[All’inizio di quest’anno ho visitato Hiroshima. Questo è un appunto che ho preso durante il viaggio, con l’idea – ancora molto vaga – di svilupparlo in seguito in un articolo più ampio. Edit 28/4/2021: l’articolo completo si può leggere qui.]

Tra il Memoriale della Pace e il ponte Aioi (utilizzato come bersaglio per il lancio della bomba e poi ricostruito), un monumento talmente semplice che rischia di passare inosservato commemora l’opera di Miekichi Suzuki (1882–1936), pioniere della letteratura per l’infanzia giapponese ricordato soprattutto come fondatore della rivista Akai tori (“Uccello rosso”), che diresse dal 1918 fino alla morte. Non è un monumento direttamente legato alla tragedia di Hiroshima, ma l’evocazione di un’eredità che si tramanda di generazione in generazione. Ciò che il lavoro dello scrittore ha rappresentato in una determinata epoca storica, in questo contesto, è meno importante della scelta di accostare la sua figura a quella dei suoi lettori.


Il vuoto è un elemento essenziale, e risalta nella distanza tra le due lastre, nel dislivello di altezza che le separa ulteriormente e nello spazio libero ritagliato accanto ai bambini, seduti ai margini come per far posto a una presenza invisibile. Lo spazio vuoto allude all’assenza, ma è anche l’aria dove volano gli uccelli posati sia sul busto dell’uomo, sia sulle statue dei bambini, mediatori tra passato e futuro come le parole di Miekichi Suzuki lo sono state fra una generazione e le successive. L’iscrizione scolpita sul monumento riprende una sua frase: «Continuerò per sempre a sognare, come da bambino, e così soffrirò solo un po’».

(Il monumento è stato realizzato nel 1964 da Katsuzo Entsuba. Una copia delle statue dei bambini si trova accanto alla Fontana dell’amicizia di Rijeka, in Croazia, ed è una donazione fatta dal comune di Kawasaki per celebrare il gemellaggio delle due città.)

La posizione del monumento su Google Maps.