14/08/20

Cartoni in fondo al mare. Da Disney a BoJack Horseman


Il mondo dei cartoni animati della prima metà del Novecento ha ispirato i lavori di alcuni tra i più eccentrici fumettisti contemporanei, come Kim Deitch e Jim Woodring, ma anche gli sviluppatori di un videogioco più unico che raro come Cuphead (2017), che richiamandosi esplicitamente all’estetica dell’animazione anni ’30 è riuscito a far rivivere su un altro medium e in un’altra epoca il dirompente immaginario cartoonesco di quasi un secolo fa. Un’operazione in parte analoga, ma che rielabora le influenze della golden age dell’animazione in uno scenario contemporaneo, è all’origine di uno degli episodi più acclamati della serie animata BoJack Horseman, intitolato Fish Out of Water (Un pesce fuor d’acqua, quarto episodio della terza stagione, 2016), nel quale BoJack trascorre un weekend nelle profondità dell’oceano per partecipare a un importante festival cinematografico.

In un articolo dedicato allo sviluppo di questo episodio, anomalo sia per l’ambientazione sottomarina che per la quasi totale assenza di dialoghi, gli autori hanno indicato alcune delle loro maggiori influenze. «“Lost in Translation era sicuramente uno dei film di cui abbiamo parlato,” ha spiegato il regista Hollingsworth a proposito dell’impossibilità di BoJack di comunicare con le creature del mare, come una persona solitaria che si fa strada in una città straniera. “Ma una volta finito, era qualcosa di molto più simile a Who Framed Roger Rabbit”». I riferimenti a Fantasia e alle gag dei cartoni Looney Tunes (in particolare Porky’s Duck Hunt), confermano poi una volontà di riconnettersi alla storia del cinema di animazione classico, sia nella creazione dettagliata di un mondo parallelo dai connotati fantastici, sia nella messa in scena di sequenze caratterizzate da una marcata comicità slapstick e surreale.

Cuphead (2017)

BoJack Horseman s3e4: Fish Out of Water (2016)

Lo stesso silenzio accompagnato da suoni ovattati che permea l’intero episodio, per qualsiasi spettatore abituato alle odierne serie animate ricche di dialoghi (come BoJack Horseman), è un fattore straniante che riporta a un’epoca in cui il ritmo del cinema di animazione non era affidato alla parola, ma alla musica e al movimento. Un espediente simile è stato impiegato da Charlie Kaufman e Duke Johnson nel lungometraggio animato in stop motion Anomalisa (2015), dove il tema dell’incomunicabilità è altrettanto centrale, e prima ancora da Tex Avery in alcune scene di uno dei suoi più bizzarri cortometraggi, Sh-h-h-h-h-h (1955), nel quale l’uso del silenzio produce il medesimo effetto di sospensione dalla realtà ordinaria.

Sh-h-h-h-h-h (1955)

L’esperienza vissuta da BoJack in Fish Out of Water rappresenta in effetti per il protagonista una difficile immersione in un mondo parallelo, vissuta all’inizio con un senso di panico e claustrofobia perché simbolicamente corrisponde al confronto con la parte più profonda e inconscia della sua psiche. In questo mondo alla rovescia sottomarino sono abolite le consuetudini della socialità più mondana, il mormorio indistinto dei pensieri si sostituisce alla parola e ogni cosa sembra parte di un flusso più libero e imprevedibile di eventi. Prendendo a prestito una definizione di Tom Gunning e André Gaudreault, ci troviamo di fronte a un ritorno al cosiddetto cinema delle attrazioni, maggiormente interessato allo sviluppo di un’estetica dello stupore e della meraviglia, o in altre parole di una visione immersiva, piuttosto che al racconto di una storia dotata di una rigida consequenzialità narrativa e fondata su un “effetto di realtà”.

Già Sergej Ejzenštejn, in un saggio su Walt Disney ricco di intuizioni decisive per analizzare i cartoni animati di una volta, notava come una caratteristica essenziale del loro fascino risiedesse nelle facoltà metamorfiche e nella plasmaticità dei protagonisti di un mondo «uscito da sé». Per lo spettatore non si trattava soltanto di un’evasione dalla realtà di tutti i giorni, ma anche e soprattutto di una regressione a una «zona dell’intimo più profondo e primitivo». L’analisi di Ejzenštejn si concentra poi nello specifico sull’elemento del fuoco, ma molte sue indicazioni riguardano anche l’acqua, archetipo regressivo per eccellenza. Il primo di una lunga serie di esempi disneyani – ripreso più volte nel corso del saggio – è significativamente un cartone ambientato in fondo al mare.
«Una delle cose più sorprendenti di Disney è Il circo sottomarino. Che anima pura e limpida bisogna avere per realizzare qualcosa di simile! A quali profondità della natura immacolata bisogna immergersi per inseguire bolle e bambini simili a bolle, per acquisire questa assoluta libertà da ogni categoria, da ogni convenzione!» – Sergej Ejzenštejn 

Merbabies (1938)

BoJack Horseman s3e4: Fish Out of Water (2016)

La sequenza più memorabile di Fish Out of Water prende il via quando BoJack incontra su un autobus la sua nemesi acquatica, un cavalluccio marino che proprio in quel momento partorisce i suoi cuccioli, e una volta scesi alla fermata si accorge che uno dei cuccioli gli è rimasto attaccato alla schiena, scambiandolo per il padre. Osservando la scena successiva, nella quale BoJack insegue il piccolo cavalluccio nelle profondità dell’oceano, saltando e fluttuando tra i colori della flora marina abissale, è facile percepire l’eco delle parole e dello stupore che Ejzenštejn aveva riservato a uno dei suoi cartoni preferiti. Il fatto che questa esperienza sottomarina abbia poi un significato particolare per il protagonista – come emerge ad esempio in un’interessante lettura psicoanalitica reperibile in rete, ma anche nella parte conclusiva dell’articolo già citato – dimostra ulteriormente che Fish Out of Water è un cartone di rara bellezza, degno di essere ricordato nella storia del cinema di animazione.

Note
Le citazioni di Ejzenštejn sono tratte dal volume Sergej M. Ejzenštejn, Walt Disney, a cura di Sergio Pomati, Milano, SE, 2004, p. 15 (il cartone di cui parla Ejzenštejn è impropriamente citato in nota come Frolicking Fish, ma si tratta invece di Merbabies, come indicano i successivi riferimenti a diverse scene).


Appendice
Breve storia dell’animazione sottomarina
in dieci cartoni precedenti a Fish Out of Water (più uno successivo)

Urashima Taro (1918)

Uno dei più antichi cartoni animati giapponesi è una trasposizione della celebre fiaba di Urashima Taro, un pescatore che viene condotto sul dorso di una tartaruga in un regno sottomarino, dove ha l’occasione di visitare il magnifico Palazzo del Drago. Oltre a questo cartone, diretto nel 1918 da Seitarō Kitayama, ricordiamo anche un’altra trasposizione animata della stessa fiaba, diretta da Manzo Miyashita nel 1931.

[video: https://www.youtube.com/watch?v=9IU0PtX9YXQ]


Frolicking Fish (1930)

Gli studi di animazione statunitensi realizzarono negli anni ’20 e ’30 decine di cartoni animati ambientati sotto il mare. I pesci danzanti di Frolicking Fish, una delle prime Silly Symphonies disneyane, possono essere presi ad esempio come modello di tanti corti basati sulla musica e il movimento, ma non mancano anche soluzioni diverse. Due corti più avventurosi sono Twenty Legs Under the Sea (1931) dei fratelli Fleischer e Rocketeers (1932) degli studi Van Beuren, mentre una punta di umorismo nero e grottesco si ritrova in un cartone Looney Tunes, Fish Tales (1936), nel quale Porky Pig viene catturato da un pesce che vuole servirlo per cena alla propria famiglia. Passando ai cartoni animati a colori, possiamo ricordare il surrealismo dell’avventura di Felix the Cat in Neptune Nonsense (1936) e delle gag di Fresh Fish (1939), ma anche alcune storielle moraleggianti come Educated Fish (1937) e Small Fry (1939) dei fratelli Fleischer, con protagonista un pesciolino ribelle.

[video: https://www.youtube.com/watch?v=bRTlh9gP15M]


Merbabies (1938)

Il cartone animato che Ejzenštejn considerava uno dei punti più alti della produzione Disney segue le esibizioni circensi sottomarine di un gruppo di sirenetti (una specie di putti acquatici che nascono dalla schiuma delle onde), ed è il seguito ideale di un altro cartone della serie Silly Symphonies, Water Babies (1935), ambientato in un lago e liberamente ispirato all’omonimo romanzo fiabesco di Charles Kingsley (1863).

[video: https://www.dailymotion.com/video/x2emyxm]


Pinocchio (1940)

La scena sottomarina più spettacolare che compare nei cartoni Disney è probabilmente quella in cui Pinocchio si tuffa nell’oceano per andare alla ricerca di suo padre Geppetto, un capolavoro di stile e tecnica che anche a ottant’anni di distanza conserva intatto il suo splendore. Un’altra scena sottomarina memorabile tratta dai classici Disney è la mitica storia delle “ostrichette curiose” di Alice in Wonderland (1951).

[video – dal minuto 6: https://www.dailymotion.com/video/x6k7hst]


Jabberjaw (1976)

Jabberjaw è una serie animata prodotta nel 1976 da Hanna & Barbera e conosciuta in Italia anche come Lo squalo Jabber. La storia si svolge nel 2076, segue la tournée di una band in diverse città sottomarine e in particolare le avventure di Jabber, squalo batterista che in ogni episodio si imbatte in qualche criminale e cerca di sventarne i piani.

[video: https://www.youtube.com/watch?v=OCDYD6thSNY]


The Little Mermaid (1989)

Imprescindibile, in una storia delle scene animate sottomarine, la canzone “In fondo al mar” dal classico Disney La Sirenetta.

[video: https://www.youtube.com/watch?v=1IBGVVKFfgk]


SpongeBob SquarePants (1999)

Un’altra serie animata che è doveroso citare, creata nel 1999 per Nickelodeon dal biologo marino e disegnatore Stephen Hillenburg e prodotta dalla sua compagnia, dal nome che è tutto un programma: United Plankton Pictures.



Futurama: The Deep South (2000)

Un episodio della serie futuristica di Matt Groening, precisamente il dodicesimo della seconda stagione, è ambientato sotto il mare. Questa la trama (da Wikipedia): «I membri della Planet Express vanno a pesca e Bender lancia in mare un amo enorme legato a un filo indistruttibile: un pesce gigantesco abbocca e trascina l’astronave sott’acqua. Grazie a speciali pillole ideate dal prof. Farnsworth, Leela e la ciurma riescono a camminare sul fondo del mare, scoprendo anche una civiltà di uomini-pesce... che si rivelerà essere la città di Atlanta, sprofondata in seguito a un cataclisma!».



Finding Nemo (2003)

Un altro film animato che non ha bisogno di presentazioni, il capolavoro della Pixar diretto da Andrew Stanton contiene alcune delle più suggestive scene sottomarine di sempre, e una rappresentazione in 3d del fondale subacqueo che lascia a bocca aperta.

[video: https://www.youtube.com/watch?v=SPHfeNgogVs]


Ponyo on the Cliff (2008)

Anche la fantasia di Hayao Miyazaki e degli animatori dello studio Ghibli si è confrontata con le suggestioni sottomarine, dando vita alla poetica storia di Ponyo sulla scogliera, basata su un racconto della scrittrice Rieko Nakagawa e ricca di richiami al folklore e alle fiabe giapponesi.



The Midnight Gospel: Hunters Without a Home (2020)

Da The Midnight Gospel, serie Netflix tra le più originali degli ultimi anni, nata dall’unione di un podcast di Duncan Trussel coi disegni di Pendleton Ward (creatore di Adventure Time), ricordiamo il terzo episodio, nel quale il protagonista si ritrova in un pianeta sottomarino.