06/08/20

Un appunto da Hiroshima


[All’inizio di quest’anno ho visitato Hiroshima. Questo è un appunto che ho preso durante il viaggio, con l’idea – ancora molto vaga – di svilupparlo in seguito in un articolo più ampio. Edit 28/4/2021: l’articolo completo si può leggere qui.]

Tra il Memoriale della Pace e il ponte Aioi (utilizzato come bersaglio per il lancio della bomba e poi ricostruito), un monumento talmente semplice che rischia di passare inosservato commemora l’opera di Miekichi Suzuki (1882–1936), pioniere della letteratura per l’infanzia giapponese ricordato soprattutto come fondatore della rivista Akai tori (“Uccello rosso”), che diresse dal 1918 fino alla morte. Non è un monumento direttamente legato alla tragedia di Hiroshima, ma l’evocazione di un’eredità che si tramanda di generazione in generazione. Ciò che il lavoro dello scrittore ha rappresentato in una determinata epoca storica, in questo contesto, è meno importante della scelta di accostare la sua figura a quella dei suoi lettori.

19/06/20

Il primo volo di Peter Pan


Il tempo ha riservato una sorte particolare a James M. Barrie (1860–1937), autore che fin da giovane è stato fra i più celebrati della sua generazione, ma che col passare dei decenni ha visto sia la maggior parte dei suoi lavori, sia il suo stesso nome eclissati dall’abbagliante stella che ha generato. Oggi tutti conoscono Peter Pan, quasi nessuno sa che nacque in un romanzo di cui non era nemmeno il personaggio protagonista, e ben pochi ricordano il nome del suo autore. Per gli studiosi che si sono occupati dell’opera di Barrie, viceversa, la costante attenzione al dato biografico è motivata dall’influenza che le circostanze familiari ebbero sulla sua poetica, ma in fin dei conti ha contribuito a mettere in risalto le idiosincrasie dell’uomo molto più dell’abilità dello scrittore e del drammaturgo, che pure fu lampante ai contemporanei ben al di là del grande pubblico («Mi piacerebbe fare una bella chiacchierata ininterrotta con quel talentuoso scozzese, prima di morire» osservò Mark Twain nella sua autobiografia, mentre Robert Luis Stevenson gli scrisse: «Io sono un artista capace; ma comincio a pensare che lei sia un genio»).

16/04/20

Gli amori immaginari di Kim Ki-duk


Lo scorso gennaio, durante la cerimonia dei Golden Globe, Bong Joon-ho ha esortato il pubblico americano a «superare la barriera dei sottotitoli» per scoprire il meglio del cinema straniero, con parole che possono essere lette come un invito a sorpassare una soglia testuale, sede di differenze (e diffidenze) linguistiche ma anche culturali, oltre la quale l’esperienza della visione rivela la sua essenza universale: «I think we use only just one language: the cinema». Sulla rivista britannica Sight and Sound, commentando la scelta di affidare a Bong Joon-ho il ruolo di guest editor del numero di marzo, l’editoriale di Mike Williams richiama proprio questo concetto, e si riferisce al regista coreano come a uno dei «visionari più creativi» del cinema contemporaneo. Bong Joon-ho, dal canto suo, ha compilato una lista di venti registi emergenti intitolata “20/20 Vision”, introdotta da un’affermazione sorprendente: «Già nel vedere il secondo film di Wong Kar-wai, Days of Being Wild (1990), abbiamo forse potuto sognare nelle nostre menti In the Mood for Love (2000)».

10/04/20

Non sapere mai la verità. «One night» di Yoshiharu Tsuge


Una delle operazioni più meritevoli che interessano il mercato fumettistico italiano contemporaneo è la riscoperta di opere che in passato, per svariati motivi, non hanno ricevuto l’attenzione che meritavano. Nel caso del manga, questo fenomeno ha portato alla pubblicazione dell’intera (o di buona parte della) produzione di autori di genere – come ad esempio Kazuo Umezu e Junji Ito, due maestri dell’horror fino a poco tempo fa inediti in Italia –, ma anche alla diffusione di fumettisti dall’identità autoriale più difficilmente inquadrabile in categorie specifiche, salvo per la comune appartenenza a quella corrente rivoluzionaria che risponde al nome di gekiga (letteralmente “immagini drammatiche”, ma con una ricercata omofonia con geki, ovvero “violento, d’azione”).

08/04/20

Chi ha paura del mago in mongolfiera?


Il ritorno in edizione anastatica di uno dei più celebri e controversi libri austriaci per bambini, pubblicato per la prima volta nel 1904, è stato accolto mesi fa da una polemica sugli stereotipi razziali che il libro suscita in realtà da diversi decenni, ma che le piattaforme social hanno ulteriormente inasprito. È bastato che un utente condividesse in rete la foto del volume in questione, in bella vista sullo scaffale di una libreria, per far scoppiare un acceso dibattito che ha coinvolto in prima persona il libraio responsabile. Eppure – come quest’ultimo ha spiegato – il libro non si trovava sullo scaffale per bambini, ma nel reparto di storia austriaca, trattandosi di un’edizione destinata a studiosi e collezionisti, con allegato un saggio che indaga le sue origini in rapporto al contesto dell’epoca.