09/11/20

Una biblioteca grande come il mondo


È un pomeriggio di agosto del 2019, poco dopo l’ora di pranzo, quando una passeggiata nel parco di Ueno sotto il sole cocente mi porta all’ingresso della International Library of Children’s Literature di Tokyo, in un’area dall’impressionante densità di verde, templi buddhisti e musei di ogni genere (si va dall’arte antica del Tokyo National Museum a quella contemporanea del Tokyo Metropolitan Art Museum, dalle opere occidentali del National Museum of Western Art alla scienza del National Museum of Nature and Science).

06/08/20

Un appunto da Hiroshima


[All’inizio di quest’anno ho visitato Hiroshima. Questo è un appunto che ho preso durante il viaggio, con l’idea – ancora molto vaga – di svilupparlo in seguito in un articolo più ampio. Edit 28/4/2021: l’articolo completo si può leggere qui.]

Tra il Memoriale della Pace e il ponte Aioi (utilizzato come bersaglio per il lancio della bomba e poi ricostruito), un monumento talmente semplice che rischia di passare inosservato commemora l’opera di Miekichi Suzuki (1882–1936), pioniere della letteratura per l’infanzia giapponese ricordato soprattutto come fondatore della rivista Akai tori (“Uccello rosso”), che diresse dal 1918 fino alla morte. Non è un monumento direttamente legato alla tragedia di Hiroshima, ma l’evocazione di un’eredità che si tramanda di generazione in generazione. Ciò che il lavoro dello scrittore ha rappresentato in una determinata epoca storica, in questo contesto, è meno importante della scelta di accostare la sua figura a quella dei suoi lettori.

10/04/20

Non sapere mai la verità. «One night» di Yoshiharu Tsuge


Una delle operazioni più meritevoli che interessano il mercato fumettistico italiano contemporaneo è la riscoperta di opere che in passato, per svariati motivi, non hanno ricevuto l’attenzione che meritavano. Nel caso del manga, questo fenomeno ha portato alla pubblicazione dell’intera (o di buona parte della) produzione di autori di genere – come ad esempio Kazuo Umezu e Junji Ito, due maestri dell’horror fino a poco tempo fa inediti in Italia –, ma anche alla diffusione di fumettisti dall’identità autoriale più difficilmente inquadrabile in categorie specifiche, salvo per la comune appartenenza a quella corrente rivoluzionaria che risponde al nome di gekiga (letteralmente “immagini drammatiche”, ma con una ricercata omofonia con geki, ovvero “violento, d’azione”).

20/02/20

Il risveglio del robot. «Io sono Shingo» di Kazuo Umezu


[L’articolo è stato originariamente pubblicato su Fumettologica il 6/2/2020.]

Il primo amore di Atom, il robot bambino noto in Occidente come Astro Boy, è una bambina robot a lui molto simile, ma che è stata costruita per contenere all’interno del suo corpo una bomba. La loro storia è raccontata nell’ultima puntata della seconda serie animata (Astro’s First Love, 1981), e termina con un epilogo non altrettanto sconvolgente di quello della prima serie (dove Atom sacrificava la vita volando verso la superficie incandescente del Sole), ma più malinconico. Dopo aver assistito agli ultimi momenti di vita di Niki, smantellata per disinnescare la bomba, Atom è consapevole che non sarà in alcun modo possibile ricostruirla, e chiede allora a Ochanomizu di effettuare una curiosa operazione per tenere in vita ciò che è rimasto della bambina, ovvero le sue gambe, innestandole nel proprio corpo al posto di quelle originarie.

20/12/19

Le visioni di Giorgio Ghiotti


I libri di racconti promettono sempre piaceri singolari, perlopiù sconosciuti ai puristi del romanzo e a chi ha interiorizzato l’assurdo pregiudizio per cui si tratterebbe in ogni caso di testi più difficili da leggere, forse anche a causa dell’influenza di modelli “impuri” come quelli delle antologie scolastiche e delle raccolte di racconti a tema (illeggibili come opere organiche, salvo rare eccezioni). L’indice di una raccolta di racconti vera e propria, ad esempio, è incomparabilmente più suggestivo di qualsiasi altra soglia testuale, perché consente al lettore di immaginare la natura molteplice del libro che ha davanti con un margine di libertà quasi assoluto, lasciandosi guidare dall’ordine dei titoli, dalle parole ricorrenti e da altri piccoli indizi a caccia di corrispondenze più o meno segrete.